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L’INTERCESSIONE

Prefazione:

Un libro dell’evangelista John Lake, “il deserto fiorirà”, riporta episodi di guarigione divina, miracoli, opere d’uomini mossi da Dio, dotati di una eccezionale determinazione e consacrazione. I miracoli e le guarigioni si susseguono quasi fossero un “normale” resoconto dell’attività di questi evangelisti, predicatori divinamente ispirati. Un fatto in particolare viene citato e commentato dal pastore Aldo Carbone durante un suo sermone del quattro dicembre del duemilacinque, del quale vi riportiamo quanto segue.

 

Dal libro “il deserto fiorirà” di John Lake

«Nel mio gruppo si trovava un uomo che Dio aveva unto per la preghiera con una tale unzione che io prima di allora non avevo mai visto.

Per giorni egli perseverò nella preghiera sotto un pruno e quando la mattina passavo vicino a lui lo sentivo pregare e quando tornavo la sera lo sentivo ancora pregare, e a volte prendevo il cibo già pronto e glielo portavo cercando di persuaderlo a lungo finché alla fine lo prendeva.

Io gli chiedevo: “Come stanno le cose, fratello? Hai vittoria?”. Egli rispondeva sempre: “Non ancora”. Ma un giorno mi disse: “Signor Lake, io sento che se ottenessi un piccolo appoggio in preghiera la mia preghiera oggi otterrebbe la vittoria presso Dio”. Mi misi a suo fianco in ginocchio, unii il mio cuore al suo e innalzai la mia voce in preghiera a Dio.

Mentre pregavamo, lo Spirito del Signore sopraffece la nostra anima, e io non mi trovavo più in ginocchio sotto quell’albero, ma mi muovevo lentamente allontanandomi dall’albero circa 20-30 metri. A poco a poco i miei occhi si aprirono e io divenni testimone di una scena come mai prima di allora avevo visto: vedevo una quantità enorme di demoni, come un gregge di pecore! Lo Spirito venne allo stesso modo sul mio fratello in fede ed egli si gettò in avanti maledicendo l’esercito di demoni che venne spinto indietro nell’inferno o nel luogo da dove era venuto.

Miei cari, quando noi ci svegliammo il mattino seguente, l’epidemia di febbre si era ritirata. Questa è la potenza della guarigione divina: Dio che distrugge Satana».

Voglio prendere come esempio, lo stato d’animo di questi due uomini, e riferirvi quello che mi ha colpito: la perseveranza, la fede, la purezza d’animo. Io credo che nel mondo siano pochi gl’ uomini di cuore puro, uomini perseveranti, con una fede vera e soprattutto con uno stato d’animo fraterno.

Noi potremmo essere portati a ragionare così: “Quell’uomo pregava da tre giorni; ma quando è intervenuto l’altro nella preghiera, il Signore ha subito risposto perché evidentemente ha ascoltato solo la voce di quest’ ultimo”.

John Lake non ragionò affatto così! Lui infatti non disse in cuor suo: “Quell’uomo pregò tre giorni senza neanche mangiare, ma non appena mi sono unito io alla sua preghiera, il Signore ci ha risposto subito, perché Dio ascolta me…!” Questo modo di pensare non è da Dio. Fratelli, io non sto parlando della potenza di Dio; ma dei genuini figli di Dio. John Lake non usò superbia verso quell’altro uomo, ma disse che si accosto al suo cuore e lo Spirito Santo operò… Ciò è un modo di pensare e di agire non comune fra gli uomini di oggi!

Sapete perché il diavolo ha atterrato molti credenti? Perché non si vive la comunione spirituale fraterna. Lo Spirito Santo ci ha battezzati nel corpo di Cristo, nella comunione dello spirito; ma c’è la rivalità, la vanagloria fra i servi di Dio. Non è questo il giusto sentimento! Dove stiamo andando? Dov’è lo Spirito Santo? Dove sono i veri uomini di Dio? Oggi si parla molto di potenza, chiediamo potenza, forse per vanagloria? Io non ho ancora trovato il giusto sentimento tra gli uomini. E non è opportuno chiedere potenza a Dio se prima non si è nel giusto sentimento: di questa potenza potrebbe usarsene il diavolo.

Io non sono stato toccato dalle opere potenti; io sono stato toccato dallo stato d’animo di questi uomini che hanno amato il Signore e si sono consacrati a Dio. Qualcosa mi turba, mi dà da pensare: è finita quell’unzione? Le opere potenti dello Spirito Santo? …Si parla come se non ci fossero più segni nella chiesa, il problema piuttosto è che non c’è più amore per le cose di Dio, per le cose sacre, non c’è più timore di Dio, si è perso il senso dell’unità. Questo è ciò che mi turba! Ricordate quante volte ho predicato: “L’evangelo è un sentimento”, è basato sull’amore di Dio, non solo sulla conoscenza. Se si ha conoscenza senza sentimento di “amore” si è soltanto un “Bronzo risonante” (1 Corinzi 13:1). Sentimento vuol dire avere un cuore secondo l’essenza di Dio: amore, (agapê) giustizia e verità; ma Dio è soprattutto “Amore”, un amore non umano, un amore ultraterreno, è più alto dei pensieri delle persone comuni.

Vorrei leggere nel libro del profeta Daniele, qualcosa che rispecchia un po’ il nostro tempo. Dopo che il Signore ha concesso grandi benedizioni al popolo d’Israele, quest’ultimo, piuttosto che rendere grazie a Dio, continuava a ribellarsi: gli israeliti non ascoltavano più i profeti e non si ravvidero al messaggio di Dio, ma incominciavano ad avere atteggiamenti di ribellione e di idolatria. Allora il Signore ha permesso al re di Babilonia di sopraffare Israele: distrussero il tempio e deportarono gli israeliti in Babilonia in cattività.

Tutto ciò fu anticipatamente profetizzato da Geremia (prima del tempo di Daniele). Ma gli israeliti, non credendo che Dio potesse permettere un tale disastro per il suo popolo, si scagliarono contro Geremia:

“Così i sacerdoti, i profeti e tutto il popolo udirono Geremia che pronunciava queste parole nella casa dell’Eterno.

E avvenne che, come Geremia ebbe finito di pronunciare tutto ciò che l’Eterno gli aveva comandato di dire a tutto il popolo lo presero, dicendo: «Tu devi morire! …» (Ger. 26 vers. 7)

Gli israeliti non riuscivano ad immaginare un profeta di Dio che profetizzasse contro il popolo di Dio, loro avrebbero forse preferito che si profetizzasse di risvegli, di andare avanti, di conquistare il mondo! (Questo è ciò che le chiese oggigiorno portano avanti…!) Gli israeliti si scagliarono contro Geremia; ma ciò che lui profetizzò ben presto accadde. Israele fu deportato e rimase in cattività in Babilonia esattamente per il tempo stabilito dalla profezia di Geremia: 70 anni.

In Daniele capitolo 9, leggiamo dal verso 2 la preghiera di Daniele:

“Nel primo anno del suo regno, io Daniele compresi dai libri…”

Osservate bene, lui lesse i libri di Geremia! Eppure lui stesso era un profeta! Daniele meditava, cercava di vedere attraverso le profezie di altri profeti di Dio quale fosse il pensiero di Dio… Daniele era nel giusto spirito! Nella giusta condizione d’animo!

“…compresi dai libri, il numero degli anni in cui, secondo la parola dell’Eterno indirizzata al profeta Geremia, dovevano essere portate a compimento la desolazione di Gerusalemme, e cioè settanta anni…”

Quindi Daniele comprese che questa desolazione doveva durare settanta anni e lui vide che quei settanta anni stavano per terminare, ma ancora non accadeva nulla! Gli israeliti, schiavi in Babilonia, si erano lì ambientati: alcuni avevano dei campi, delle case, avevano messo su famiglia... in pratica dopo settanta anni, non c’era più tanto il desiderio di ritornare. Daniele era contristato perché la spiritualità del popolo di Dio si era perduta: la promessa, le rivelazioni, le profezie… come se tutto fosse svanito. Daniele capì che si trovava alla fine di quei settanta anni, ma non vide nessun movimento (in gergo evangelico: nessun risveglio), la gente si era adattata nel paese straniero (Babilonia); ma Daniele, tutto solo, cominciò a pregare:

 “…volsi quindi la mia faccia verso il Signore Dio…”

Ecco! Il suo desiderio era in quel momento di comunicare con Dio, di parlare con Dio. Egli volse la sua faccia… tutto sé stesso!

“…volsi quindi la mia faccia verso il Signore Dio, per cercarlo con la preghiera e suppliche, con digiuno, col sacco e con la cenere”. (cioè umiltà, sottomissione)

Fratelli, io credo che se noi non abbiamo questo tipo di animo quando preghiamo da soli, o quando si organizzano riunioni di preghiera, se non abbiamo questo tipo di animo Dio non può ascoltare le nostre preghiere. Ci vuole un cuore rotto e uno spirito contrito, un cuore che si accosta a Dio riconoscendo i propri peccati; non solo i propri ma anche quelli di tutti il popolo, come Daniele nella sua preghiera: era come se tutti i problemi, i peccati del popolo erano sopra di lui, come Cristo! Colui che prese tutti i nostri peccati, le nostre vergogne, la nostra incredulità, la morte. Gesù prese tutte queste cose, vi ricordate? Gesù pregava per noi, al posto nostro. Cristo deve vivere in ognuno di noi, come fu in Mosè! Ma ciò non vale solo per i profeti: Cristo deve vivere in ogni figlio di Dio. Noi dobbiamo entrare in questo sentimento, io credo che noi dobbiamo entrare nel vero spirito della preghiera e della intercessione. Io sento che è ciò che Dio vuole, perché Dio ha un progetto, così come Dio aveva in progetto di fare ritornare Israele da Babilonia; ma ci voleva una supplica prima, ci voleva un cuore che toccasse il cuore di Dio! Daniele poteva in quel momento lasciarsi trasportare da una fede superficiale, poteva semplicemente dire: non occorre una supplica! Tanto Dio le profezie prima o poi le adempie, perché è Dio! “Io ho fede, io credo che Israele deve ritornare”. Non basta! Non basta avere la fede! Io posso credere e ciò nonostante non fare nulla! Io posso credere, ma non avere lo stato d’animo giusto: io potrei sapere per la parola profetica, ma non per lo Spirito! Ecco ciò di cui voglio parlare oggi. Io potrei citare tutte le scritture, parlare di risvegli, di guarigioni… Ma dov’è Cristo? Non è “fede” citare i versi; fede è: Cristo che è in te, che prende i versi e li fa vivere in te! Questa è la vera fede! Io non parlo solo per voi, ma anche per me, io parlo per tutti i credenti.

Daniele ebbe il sentimento di incontrare Dio con preghiere, suppliche, digiuno, sacco e cenere… Io credo che era lo Spirito Santo a portarlo in questa convinzione! Daniele era contrito perché sapeva che Dio voleva riportare con grande potenza il suo popolo fuori da quel paese straniero. Ma Dio era contristato: guardando il Suo popolo, si rese conto che nessuno di essi era pronto a lasciare Babilonia. Afferrate qual’era il problema? Che il popolo di Dio dovesse fare ritorno nella terra promessa era scritto; ma non era pronto! Ci voleva un uomo toccato da Dio stesso che supplicando Dio, calmasse la sua ira per adempiere ciò che era scritto! Sembra assurdo! Eppure è così! Vi ricordate l’episodio del vitello d’oro riportato in Esodo 32?

(Es. 32 ver. 9) L’Eterno disse ancora a Mosè: «Ho visto questo popolo, ed ecco, è un popolo dal collo duro. Or dunque, lasciami fare, affinché la mia ira si accenda contro di loro e li consumi; ma di te io farò una grande generazione».

Allora Mosè supplicò l’Eterno, il suo Dio, e disse: «Perché, o Eterno, dovrebbe la tua ira accendersi contro il tuo popolo che hai fatto uscire dal paese d’Egitto con grande potenza e con mano forte? Perché dovrebbero gli Egiziani dire: “Egli li ha fatti uscire per fare loro del male, per ucciderli sui monti e per sterminarli dalla faccia della terra”? Desisti dalla tua ira ardente e cambia la tua intenzione di far del male al tuo popolo.

Ricordati di Abrahamo, d’Isacco e d’Israele, tuoi servi, ai quali giurasti per te stesso, dicendo loro: “Io moltiplicherò la vostra discendenza come le stelle del cielo e darò alla vostra discendenza tutto questo paese di cui ti ho parlato, ed essa lo possederà per sempre”». Così l’Eterno cambiò intenzione circa il male che aveva detto di fare al suo popolo.

Dio fu persuaso da Mosè e adempì la promessa!

Fratelli, se noi quando andiamo in preghiera non crediamo che possiamo fare cambiare idea a Dio, se non crediamo che Dio possa essere persuaso da noi su qualcosa che possibilmente non meritiamo, su qualcosa  per noi stessi o per gli altri, se noi non crediamo di poter toccare il cuore di Dio, invano preghiamo. A conferma di questo discorso, leggiamo cosa riporta sempre John Lake qualche pagina più avanti sempre dello stresso libro.

La storia del re Ezechia nella Sacra Scrittura viene raccontata in tre posti diversi. In 2° Re 20 leggiamo questo racconto:

In quei giorni Ezechia si ammalò mortalmente. Allora il profeta Isaia, figlio di Amots, si recò da lui e gli disse: «Così parla l’Eterno: “Metti la tua casa in ordine, perché morirai e non guarirai”». Egli allora voltò la faccia verso la parete e pregò l’Eterno, dicendo: «Ti supplico, o Eterno, ricordati come ho camminato davanti a te con fedeltà e cuore integro e ho fatto ciò che è bene ai tuoi occhi». Poi Ezechia scoppiò in un gran pianto. Isaia non era ancora giunto al cortile centrale che la Parola dell’Eterno gli fu rivolta dicendo: «Torna indietro e dì a Ezechia, principe del mio popolo: “Così parla l’Eterno, il Dio di Davide tuo padre: Ho udito la tua preghiera e ho visto le tue lacrime; ecco, io ti guarisco; nel terzo giorno salirai alla casa dell’Eterno”» (versi 1-5).

Come arrivò velocemente il suo grido in cielo! E come mandò velocemente Dio la risposta! Dio ha il suo occhio puntato verso di noi, non è vero? A volte noi tendiamo a pensare che Dio noti il nostro sentimento come una specie di collegamento telefonico spirituale, ma con ciò dimentichiamo che Egli vede anche le nostre lacrime. Quale meravigliosa lezione è contenuta in questo verso.

L’incenso unito alle preghiere

Molte volte il credente prega meccanicamente, con ritualità. Ma si può in questo modo toccare il cuore di Dio? Si può in questo modo convincerlo? Riuscire a fare ciò, vuol dire essere mediatori, intercessori. La chiesa dell’ultima epoca entra nel ministero sacerdotale  dell’ordine di Melchisedek.

Molti episodi del vecchio testamento risultano spesso chiarificatori di ciò che dovrebbe essere la Chiesa Sposa oggi.

E’ notevole, ad esempio, il ruolo del sacerdote nel vecchio testamento e, in particolar  modo, l’insieme di leggi che governavano tale ufficio. Sappiamo infatti che i sacerdoti, pur possedendo dalla nascita questo ruolo, potevano svolgerlo solo dopo il raggiungimento di una certa maturità spirituale, nella pratica dopo i 30 anni. Cioè, il sacerdote veterotestamentario  possedeva sin dalla nascita e per predestinazione il compito dell’intercessore del popolo presso Dio; ma solo il raggiungimento di una piena maturità spirituale lo rendeva atto a svolgere il servizio.

Questa, che può sembrare solo una regola, in realtà è un simbolo che contiene un messaggio importante per la Sposa oggi!

Gesù stesso, pur essendo l’Unto, il predestinato, pur essendo nato senza peccato, iniziò il Suo ministero  solo dopo i 30 anni. Solo dopo la “maturità”!

Significativo, al riguardo, è l’episodio di Gesù fanciullo in mezzo ai dottori narrato da Luca.

I seguenti versi: “(Luca 2:40) Intanto il bambino cresceva e si fortificava nello spirito…”, e “(Luca 2:52) e Gesù cresceva in sapienza, in statura e in grazia d’avanti a Dio e agli uomini”, ci fanno capire come anche Gesù, prima di iniziare il Suo ministero, dedicò parte della Sua vita terrena al conseguimento della pienezza della maturità.

Ecco il messaggio per la Sposa oggi: La maturità prima dell’intercessione.

La Sposa possiede per predestinazione il ministero dell’intercessione; ma entra in questo ministero solo dopo il raggiungimento della pienezza della maturità. Ovvero, la Sposa è sempre stata “intercessore”; ma solo adesso, solo negli ultimi tempi, solo dopo che tutti i misteri sono stati svelati secondo Apocalisse 10:7, cioè solo dopo la pienezza della rivelazione e quindi della maturità, la Sposa entra nel ministero e intercede!

Nel libro dell’Apocalisse, dopo che i suggelli vengono tutti aperti, dopo che viene aperto anche il settimo suggello, cosa rimane? Le preghiere dei Santi! Che salgono al cospetto di Dio come incenso.

“Quando l'Agnello aprì il settimo sigillo, si fece silenzio nel cielo per circa mezz'ora.

Poi vidi i sette angeli che stanno in piedi davanti a Dio, e furono date loro sette trombe.

E venne un altro angelo con un incensiere d'oro; si fermò presso l'altare e gli furono dati molti profumi affinché li offrisse con le preghiere di tutti i santi sull'altare d'oro posto davanti al trono.

E dalla mano dell'angelo il fumo degli aromi salì davanti a Dio insieme alle preghiere dei santi” (Ap. 8 ver. 1-4 NR).

Quell’incenso, insieme alle preghiere dei santi, toccano l’animo e il cuore di Dio… Lo Spirito Santo è ancora in terra dopo l’apertura del settimo suggello! Nel cielo c’è Dio che ascolta, e Lui dà un’unzione particolare per potere elevare queste preghiere come un profumo soave. L’incenso è proprio questo: uno spirito d’intercessione che non viene dall’umano, viene dal cielo. Dio ordina ad un angelo di prendere l’incenso e Lui dice che questi profumi sono le preghiere dei santi: un qualcosa di divino che entra nello spirito dell’uomo, che così intercede secondo Dio… L’apostolo Paolo dice bene: “Noi non sappiamo pregare, ma lo Spirito Santo intercede per mezzo nostro secondo la volontà di Dio”.  Noi dobbiamo entrare in questo sentimento perché io credo che Dio desidera che noi tocchiamo il suo cuore.

Fratelli, Dio è rattristato per tutto il peccato del mondo. Ogni volta che entro in questa dimensione vedo che lo Spirito Santo vuole intercedere per la chiesa che si è allontanata da Dio, e per quanti attendono la salvezza. Ora il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo e gli uomini hanno amato le tenebre più che la luce, perché le loro opere erano malvagie (Giovanni 3:19).

Voglio citare quei versi che Daniele lesse. In Geremia capitolo 25, verso 11,12, leggiamo:

“Tutto questo paese diventerà una desolazione e un oggetto di stupore e queste nazioni serviranno il re di Babilonia per settant'anni”.

Pensate… Geremia profetizzo prima che ciò accadesse:

“Quando però saranno compiuti settant'anni, io punirò il re di Babilonia e quella nazione, il paese dei Caldei», dice l'Eterno, «a motivo della loro iniquità, e lo ridurrò a una desolazione perpetua”.

Quindi tutto ciò era stato profetizzato, Daniele lesse questa profezia e capì che dopo settanta anni Israele doveva ritornare e Dio distruggere Babilonia… Infatti ciò accadde ad opera dei Medi-persiani…

Daniele poteva predicare risvegli e prosperità, come fanno oggi molti predicatori che non parlano del peccato, del ravvedimento e nella trasformazione interiore dell’uomo. Paolo disse: “Poiché egli ci ha riscossi dalla potestà delle tenebre e ci ha trasportati nel regno del suo amato Figlio” (Colossesi 1:13); ma Daniele, entrò in uno spirito contrito. Se voi leggete tutta la preghiera di Daniele vi accorgete che confessa i peccati di Israele, ma lui non si esclude, si sente partecipe dei peccati di Israele, come Gesù si identificò ai nostri. In questo modo riuscì ad acquietare lo Spirito di Dio…

Il ritorno di Israele dopo i settanta anni era profetizzato, eppure Dio ebbe bisogno di un intercessore, di un amico, di qualcuno che fosse in grado, con la sua preghiera, di placargli l’anima per portare a compimento la profezia, è vero? Una cosa del genere avvenne anche con Abrahamo: Dio venne per distruggere Sodoma e Gomorra, ma Abrahamo dovette intercedere fino a toccare il cuore di Dio. Il quale poi disse: “bene, salverò quei pochi”, vi ricordate? (Genesi 18:32-33)

 «E Abrahamo disse: «Deh, non si adiri il Signore e io parlerò ancora questa volta soltanto. Ammesso che in città se ne trovino dieci?». L'Eterno rispose: «Non la distruggerò per amore dei dieci». Come l'Eterno ebbe finito di parlare ad Abrahamo, se ne andò. E Abrahamo tornò alla sua dimora».

Dio voleva un rapporto spirituale perché Dio è una persona. Dio non è una dottrina, non è un mito, Dio è una persona! Che odia e che ama! Quando ci accostiamo a Lui dobbiamo riconoscerlo quale persona: non una statua, non uno schema religioso; ma una persona sana, meravigliosa, piena d’amore e giusta nello stesso tempo. Non tollera il peccato, ma vuole liberare gli uomini da questa miseria… (la legge del peccato), e questo Lo porta in travaglio… Percepite il travaglio di Dio? Daniele lo percepì! Si può percepire solo tramite lo Spirito Santo!

Ecco perché vi ho detto all’inizio di questa predicazione che questo è un messaggio per i maturi. Ma nello stesso tempo è un messaggio adatto a tutti coloro che Lo amano: chi ama Dio sa quel che dico e non si scandalizza. Spero che mi comprendiate. Io sto parlando di una vera preghiera, di un vero amore; è qualcosa di profondo, di scritturale, di sentimentale.

Noi vediamo Dio seduto in un trono e tutti al suo servizio, ma dimentichiamo che Dio ha dei sentimenti: è geloso e ci ama! Vi ricordate qual è il più grande comandamento? Chi se lo ricorda? [Dall’assemblea un fratello risponde: Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, anima, mente, forza]. Amen! Questo è Gesù che parla del Padre. Ora, fate in modo che sia il Padre stesso ad enunciare questo comandamento… allora Lui direbbe “AMAMI”. Gesù ha ripetuto il sentimento del Padre, perché sapeva che il Padre ha dei sentimenti. Noi diciamo: “Amalo con tutto il tuo cuore”; ma in realtà è Dio che ti ama così! Lui non pretende un amore, già ti ama in questo modo, e consapevoli di questo, risulta più facile amarlo!

Molte volte non si sa amare Dio perché si pensa di non essere da Lui amati, perché peccatori! A Dio non importa quanto hai peccato, Lui ama la tua natura, la tua anima, perché tu sei una persona! Non importa se hai fatto opere giuste o sbagliate, Lui ama te! Afferrate? Dio ti ama in ogni caso… sempre! Perché sei suo figlio, sei parte Sua! L’amore di Dio verso te è talmente grande che Lui stesso è geloso: “Io sono un Dio geloso” (Esodo 20:5); è vero? Bene, noi preghiamo pensando che Dio non ci ama e che pretende di essere amato. Non è cosi! E’ Dio che ti ama in un modo enorme, esagerato per noi. Noi non sappiamo amare, però quando lo Spirito Santo viene in noi sappiamo amare anche i nostri nemici. Vi rendete dunque conto di quanto sia grande l’amore di Dio. Nella Sua giustizia, per salvare i peccatori, ha dovuto inviare il Suo Figliuolo affinché chiunque abbia quella vita e affinché quella vita, entrando in te, produca vita eterna. Fratelli, noi dobbiamo entrare in questo sentimento profondo, che è l’amore profondo di Dio, comprendete?

Io credo che tutta la chiesa, ogni servo, ogni membro dovrebbe entrare in questo sentimento: amare Dio perché Dio ti ama enormemente. Quando tu vai in preghiera devi essere consapevole sin dall’inizio della tua preghiera, che Dio aspetta le tue parole, perché tu sei una persona unica per Lui… Ogni persona è unica per Dio, ogni persona ha una propria identità.

Oggi si è perso il senso dell’unicità, della personalità. Vedete, la tv lancia una moda e nel giro di poco tempo tutti la seguono, perdendo così la propria identità e assumendo l’identità dettata dalla moda. Vediamo ad esempio come il diavolo vuole che le donne si vestano, si atteggino… lo stesso vale per gli uomini: pettinature eccentriche, orecchini, tatuaggi, ecc. Uomini e donne così facendo hanno perso la loro identità e hanno acquisito tutti una medesima identità: ciò che il diavolo vuole! Ecco perché quando si prega lo si fa senza carattere, senza sentimento, senza identità! Bisogna pregare, quindi preghiamo… Ma dov’è l’identità? L’identità è il tuo cuore, la tua persona i tuoi sentimenti. La gente di oggi prende il carattere della massa; ma dov’è il carattere dell’individuo? L’identità dell’individuo? Dio non ha perso la sua identità e lo Spirito Santo vuole dare una vera identità ai figli di Dio: quando lo Spirito Santo viene, ti dà un carattere, ti dà una personalità  più matura e forte di prima. In questo modo tu acquisisci una personalità talmente unica e forte che puoi andare controcorrente, da solo contro il mondo! Ecco quando la scrittura dice che la strada è larga e molti la percorrono… Sapete chi sono? Coloro che hanno perso la loro identità: si uniscono alla massa e il diavolo li sposta con la massa… e la strada è grande; ma coloro che hanno conosciuto Dio e conoscono la verità… La verità li fa liberi da quella massa cieca! Afferrate? Noi ora potremmo pensare che così facendo saremo soli contro tutti! Bene allora GLORIA A DIO! Allora quando tu vai in preghiera, quando incontri Dio, sei un essere che incontra un essere supremo, dove Egli si rispecchia perché ti vede a sua immagine e somiglianza… e discuti insieme a Lui, parli con Lui. Io credo quindi che la chiesa oggi dovrebbe avere questo spirito di preghiera e d’intercessione!

 
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